C’era una volta un ranocchio molto insolito, perché andava a scuola e faceva i compiti proprio come un bambino. Però aveva un piccolo problema: era piuttosto bruttino e molto dispettoso, mentre a scuola erano tutti carini e gentili; lui non riusciva a socializzare con nessuno.
Un giorno, mentre stava rannicchiato su una foglia dello stagno, udì un bisbiglio di voci provenienti da un albero e allora prese una mosca con la sua lingua, la lanciò dentro un buco della corteccia del tronco. All’improvviso ne uscì fuori un gufo che si arrabbio molto e gli diede un calcio tanto forte da farlo atterrare in una pozzanghera piena di fango. Allora il ranocchio si infuriò e per sfogarsi andò a sbattere la testa in un ceppo molto duro e robusto. Si fece sera e lui, anche se aveva un bel bernoccolo, era felice.
La mattina seguente era ancora più arzillo e fece tantissimi dispetti, tanto che tutti gli animali lo rimproverarono, si rivoltarono contro di lui, erano talmente arrabbiati, che non gli rivolgevano più la parola.
Il giorno ancora successivo, mentre stava camminando per la strada, incontrò di nuovo il gufo che, spazientito, gli disse: “Sei proprio un guastafeste, nessuno ti vuole, sei un dispettoso!”. A queste parole il ranocchio si irrigidì e scappò via, rifugiandosi sotto tante foglie secche. Trascorse molte ore lì a pensare come poteva fare per farsi perdonare, ma non gli venne in mente nulla, quando ad un tratto ebbe un idea e disse: “Vorrei allagare tutto il villaggio con dell’acqua, però dove la trovo? Potrei farmi qualche amico e combattere contro la rivolta degli animali, no! Ma chi mi vuole!? E poi anche se riuscissi a trovare qualche amico, come potremmo sconfiggerli? Oh! Non so proprio come fare!”, e andò avanti tutta la sera, riflettendo su idee inutili.
Il giorno seguente, camminando, vide dei cartelli con sopra scritto che era stato rapito il gufo da un leone. Allora il ranocchio disse: “Bene, per farmi perdonare salverò il gufo” e tutto contento andò alla sua ricerca.
Seguì le tracce che lo condussero in una grotta. Ad un tratto vide il gufo rinchiuso in una gabbia per uccelli, allora il ranocchio forzò la serratura con la sua lingua, saltando in groppa del gufo, fuggì e i due ritornarono nel loro habitat.
Da quel giorno il ranocchio ebbe imparato la lezione e non fece più un dispetto a nessuno, anzi fu gentile e generoso con tutti. Adesso lui ha moltissimi amici, gli animali quando la vedono sorridono e ancora oggi vive felice e contento.